Il Cammino di Santiago... secondo me.


Quello che andrete a leggere non sarà la "cronaca di un anacronismo" (cit.), di guide sul Cammino di Santiago ne esistono molte e dicono tutto quello che c'è da sapere.
Proverò solo a parlare delle sensazioni e delle idee che sono cresciute strada facendo, affrontando un viaggio che è un Viaggio nel vero senso della parola. Anzi, si tratta "del Viaggio" per eccellenza che da almeno mille anni persone di tutte le età intraprendono, mettendo alla prova se stessi e la propria fede: in Dio, nel mondo o più semplicemente nelle proprie gambe. Fino ad un traguardo che non è solo Santiago, non è solo la "Compostela" (la pergamena che certifica la "fatica"), ma è un racconto che vale una vita.
<<Io da vecchio mi vedo con i nipoti miei che gli racconto le storie, tipo quando ho incontrato quattro tizi che stavano attraversando a piedi [la Spagna], e se avessi potuto l'avrei attraversata pure io>>.

<<"La vita è troppo breve"... se non l'allunghiamo! Aggiungo io.>>
Questo è quello che ho vissuto sulla mia pelle e nelle mie scarpe....



Chiunque ha un'idea del cammino, non essendoci mai stato, di sicuro sognerà qualcosa di magico ed io, con il mio "racconto", non punto di certo a rovinargli le aspettative per un ipotetico viaggio verso Santiago de Compostela. Quello che scrivo, però, potrà risultare diffice da capire per chi non ha mai fatto il Cammino. Chi invece ha già fatto questa esperienza potrà capire meglio cosa voglio dire.

La "Rosa di Santiago"
Non intendo sfatare nessun mito sul Cammino, voglio solo tirar fuori "l'altra faccia" che, d'altronde, esiste in tutte le medaglie. Mi piacerebbe parlare anche di qualcuna delle altre numerose facce di un cristallo, più o meno lucenti in base all'angolazione della luce che ricevono.
Sì, perchè mettersi sulla strada avendo letto solo libri o avendo studiato guide e mappe, può far nascere l'idea che camminare verso Santiago sia "solo" un sogno, un gesto epico o "solo" qualcosa di fantastico. E' molto di più, un' esperienza molto più completa, ma non sempre del tutto piacevole.


Qui comincio a descrivere le numerose banalità del Cammino, quelle cose che, quando le dico a chi mi chiede della mia esperienza, mi risponde "certo, questo è scontato!", ma per chi parte per la prima volta (come me) non fanno parte dell'idea di Cammino.
Il rischio è di scoprire "l'acqua calda" dopo aver percorso troppa strada e, gran parte dell'esperienza, si consuma aspettando di trovare qualcosa che effettivamente non si trova. Ve lo assicuro, qualunque cosa cerchiate NON STA SUL CAMMINO (seconda banalità): <<Quando sono partito per Santiago non cercavo niente, e l'ho trovato>> (citazione dalla copertina di "Il Cammino immortale" di J.C.Rufin).



Inoltre <<E' da esperienze simili che il pellegrino valuta le evoluzioni del mondo. Se il Pellegrinaggio di Compostela conosce una nuova vitalità, non é più, però, quella via maestra della fede che era in passato. Il Cammino é solo uno dei prodotti offerti dal gran bazar postmoderno.>>
 
La terza banalità sul Cammino, la più grande e la più vera, sfido chiunque a smentirmi: 
IL CAMMINO E' SEMPLICE. 
E' un'esperienza che va affrontata con l'umiltà di accontentarsi di cose semplici come: trovar piacere nel camminare, trarre la massima soddisfazione nel guardare un panorama o nel condividere un tratto di strada con un perfetto sconosciuto. Esperienze gratificanti che rendono palese una grossa forza del cammino, il senso di libertà. Il Cammino è semplice.


<<Lo spirito del Cammino é proprio lì, in quel desiderio di percorrere il mondo per fuggirlo e di ritrovare gli altri là dove non c'è nessuno. "Agli uomini piace radunarsi nei deserti".>>
Inoltre, e questa è una rivelazione scioccante, IL CAMMINO NON ESISTE, esiste un sentiero tracciato molto bene e pieno di tutte le facilitazioni di cui un pellegrino può aver bisogno, ma il Cammino NON ESISTE. Il VERO Cammino siamo ognuno di noi, quello che riusciamo a vivere e quanto riusciamo ad apprendere dallo stare giorni interi con noi stessi. 
Così una verità  scioccante è diventata un'altra banalità...


 
Per quanto riguarda il Mio Cammino mi ritengo di essere stato MOLTO FORTUNATO. Sì, perché le rivelazioni di cui ho parlato mi sono arrivate nella prima settimana di marcia grazie ad un incontro fortuito. Quando ho conosciuto Benito. 

Benito
Durante la durissima salita da Saint-Jean-Pied de Port, iniziata il 26 luglio alle 13 di un giorno assolato, ho fatto la mia prima sosta dopo 8 o 9 chilometri. Lì stava riposando un Pellegrino, Benito appunto. In tre giorni in cui abbiamo camminato un po' insieme, mi ha parlato del suo modo di vedere il Cammino, il modo più SEMPLICE. Svegliarsi e camminare fino a che se ne ha voglia. Perchè il Cammino verso Santiago è tutto qui. E' pura libertà e solo gustando questa libertà ci si può beare del camminare per quasi mille chilometri.




In definitiva il Cammino non é altro che una traccia scritta nella storia, per terra, sulle pietre e su ogni supporto possibile. 
Il Cammino non é altro che un mezzo per raggiungere noi stessi attraverso i nostri mezzi. Quello che la natura ci ha messo a disposizione: gambe, braccia, cervello e CUORE. Avere il coraggio di partire per il Cammino é di affrontarlo con il CUORE. Questa é una delle realtà più banali del Cammino e l'unica che giustifica quest'immensa fatica.
Il Cammino ci mette a disposizione altri mezzi per poter esplorare la nostra anima, la nostra mente, per penetrare a fondo verso di noi. I mezzi sono il Tempo che aiuta a riflettere, la Tranquillità -che aiuta a fare ordine nelle cose- e la Fatica, che ci costringe ad essere caparbi e ad arrivare sempre in fondo. Alla fine del Cammino di ognuno, molti avranno imparato ad utilizzare i mezzi trovati ed a comprenderne l'utilità. La forza che scaturisce diventa il vero veicolo che permette al Cammino verso Santiago de Compostela di mantenersi vivo e vivace nel corso degli anni.

A proposito dei "Pellegrini":
Anche questo appellativo di "pellegrino" va sfatato. Sul cammino non ho incontrato che pochissimi Pellegrini. Ho incontrato una marea di "camminatori", di cui anch'io facevo parte. Ho incontrato pochi "camminatori professionisti", di quelli che camminano quasi "per lavoro", ed ho incontrato pochissimi Pellegrini, forse 2. 
I "Pellegrini" sono quelle persone che seguono, come tutti, il sentiero fino a Santiago; probabilmente non è la loro prima volta, ma una delle innumerevoli esperienze e che, come le passate, è Unica perchè ogni volta che si mettono in viaggio si rinnova il senso vero del pellegrinaggio. Raggiungere Santiago per crescere, per migliorarsi, per arricchirsi.


Il Pellegrino conosce il valore del fermarsi a parlare con chi cammina nella stessa direzione; diceva Benito: <<Anche i cani quando si incontrano, si annusano, perchè noi esseri umani non dovremmo scambiare due parole>>. Era questo che faceva lui, parlare con chiunque avesse incrociato: <<Magari, -mi diceva- incontri qualcuno in difficoltà e camminare per un tratto parlando con lui può aiutarlo a superare la fatica.>>. E, a tal proposito, <<Io non ho nessun problema ad adeguare il mio passo con chi va più piano di me, ho problemi solo ad adeguare il mio passo con chi va più veloce di me>>. 
Questo è Benito, il primo Pellegrino che ho incontrato sulla mia strada verso Santiago.

L' "esperienza" di parlare con la gente è il vero senso del pellegrinaggio; chi è esperto del Cammino è concorde nel dire che questo aspetto (romantico) si sta perdendo. Parlare in queste lunghe giornate, oltre ad essere divertente e dare un senso speciale al Cammino, dà vita ad un fenomeno conosciuto come "Radio-Cammino". La propagazione delle informazioni lungo tutti i chilometri, dalla Francia all'Oceano Atlantico é incredibilmente veloce e curiosa.
 
E' così che ho conosciuto la storia di Gennaro "Juventus": ho cenato e dormito negli stessi alloggi dov'era lui per almeno tre giorni, c'ho parlato e riso insieme, ma la sua storia mi è stata raccontata qualche giorno dopo, quando già ci eramavo "persi", da un'insegnante inglese. 
Gennaro era stato costretto a letto per un lungo periodo da una malattia e, dopo aver visto un film sul Cammino di Santiago, ha deciso di mettersi in marcia per il suo Cammino.

<<Nell'èra della televisione e di internet, il pellegrino continua ad incarnare la circolazione delle idee e degli esseri umani. All'opposto del virtuale e dell'istantaneo rappresentati dai media e che suscitano diffidenza e perfino incredulità, il movimento del pellegrino é incontestabile. E' attestato dal fango incollato alle sue scarpe e dal sudore che gl'impregna la camicia. [...] il pellegrino resta il solo su cui si possa contare.>>





Nessun commento:

Posta un commento