Verso Santiago



In realtà il mio viaggio é stato molto semplice. Il semplice andare a piedi per strade poco comuni a molti, ma così familiari al pellegrino che cammina verso Compostela.
Ho già accennato dell'inizio del "mio cammino" che, come "da programma", é iniziato a Saint Jean Pied de Port, sui Pirenei francesi, da quello che è conosciuto come il Cammino Francese.
Sono partito alle 13:00 di un giorno assolato, mi sono deciso a partire a quell'ora -tardi rispetto ai canoni del pellegrino- grazie al consiglio di una Hospitalera (la signora che gestisce l'Albergue du Pelegrin): mi ha detto che non più di duecento persone erano partite quella mattina, che a Roncisvalle potevano accogliere almeno trecento persone e che la giornata sarebbe stata soleggiata e non troppo calda. Così compro due panini, faccio il pieno d' acqua e parto...


Da Saint Jean si esce in discesa, si attraversa la porta di Santiago; da qui inizia l'avventura, la strada, la vita. Le freccie gialle (flechas amarillas) saranno una guida incredibilmente precisa per quasi mille chilometri e diventeranno il simbolo indelebile di questa esperienza.

In gran parte dei paesi attraversati dal cammino si esce per la "Porta de Santiago" o per una via dedicata al santo.
All'umile pellegrino bastano queste piccole rassicurazioni per camminare tranquillo.

Fuori dal paese inizia subito la salita, i primi dieci chilometri sono devastanti, ve l'assicuro.
Con il senno del poi avrei scelto di fermarmi all'Albergue de Orisson, alla fine del tratto più duro, ma neanche a metà della salita che prevede la tappa fino a Roncisvalle. I chilometri percorsi sarebbero stati pochi per un solo giorno ma, considerando la fatica, sarebbe stato più che sufficente.

Albergue de Orisson
-Consiglio a chi si mette sul Cammino con poco allenamento, di valutare attentamente questo suggerimento-


Si, perchè dopo Orisson, restano almeno altri 10/12 chilometri di salita (meno dura) e una discesa su asfalto per niente piacevole.
Il Cammino attraverso i Pirenei è, però, spettacolare. Quasi immediatamente vengono a farmi compagnia decine di pojane e avvoltoi (il Buitre spagnolo), il silenzio è assoluto tanto da sentire il rumore del vento che passa tra le piume di questi enormi rapaci.


Poco prima del rifugio di Orisson, proprio su questa salita, ho incontrato Benito. Di lui ho già parlato nel capitolo precedente. E' stato lui il Pellegrino che mi ha concesso di vedere il "mio" Cammino sotto una luce diversa. E' per merito suo che, in seguito, ho scelto di cambiare strada ed intraprendere un nuovo Cammino.
Ma torniamo sulla strada...

Non ho intenzione di scrivere di ogni singola tappa (non sarà una guida, l'ho già detto), ma proverò a descrivere le emozioni che si provano stando tra la gente che anima il Cammino, nel godere della natura e di poche cose, le uniche cose essenziali.

I regali del Cammino.
Questa è una storia banale, ma la cui semplicità é il pane quotidiano dell'esperienza su questo sentiero.

Arrivato a Zurbiri all'ora di pranzo ho deciso di mangiare con i piedi immersi nell' acqua del torrente che attraversa il paese, sotto un ponte medievale.
Proprio sull'argine ho trovato una fotocamera compatta, nuova; un ottimo modello. All'interno c'era un bigliettino con su scritto un nome: Sharon. Dopo mezz'ora di attesa in riva al fiume nessuno si era presentato a cercare la fotocamera smarrita ed io dovevo ripartire per Larrasoaña, dove pensavo di fermarmi.
Prima di lasciare Zurbiri ho chiesto negli albergue del paese se una signora di nome Sharon  avesse prenotato per la notte. Niente. Decido di ripartire appendendo la fotocamera fuori dallo zaino così che la proprietaria avesse la possibilità di vederla, nel caso ci fossimo ritrovati a camminare insieme.
Dopo circa un'ora di sentiero tra paesi addormentati per la siesta, mi sono fermato curiosando in un cimitero, una macchina bianca mi affianca e una signora mi chiede se parlo inglese. "Of course!". Mi chiede se ero io ad aver trovato la fotocamera e se ce l'avessi lì con me. Alla mia risposta affermativa, la gioia della proprietaria è stata veramente emozionante. Non credo fosse per il valore economico, ma per tutte le fotografie -quindi i sui ricordi- che conteneva. La signora veniva, infatti, dall'Australia, e quella era la vacanza, attesa da tutta la vita.
Credo che questi siano i piccoli "regali" del Cammino. Emozioni semplici, ma forti!




Gli odori del Cammino.
Uno dei regali che il pellegrino sa di potersi concedere sul Cammino é avere molto tempo per sé. Sembra poco? E' un regalo dal valore inestimabile ed é completamente gratuito. E' possibile trovarlo qui sul Cammino ed in molti altri luoghi sulla faccia della terra, il problema é saperlo cogliere.
Vivere diversi giorni godendo della libertà, camminare nella natura e divertirsi camminando, ti permettono di assaporare le piccole cose che incontri giorno per giorno, ma attenzione, bisogna abituarsi a tutta questa libertà e prima di apprezzarla, passerà qualche giorno.
Capita, così, di accorgersi anche dei profumi che caratterizzano il cammino.
Il primo che ho notato é quello del finocchio selvatico. Il finocchio cresce spontaneamente ai margini di tutto il cammino, ma io me ne sono accorto già da quando stavo in Navarra ed il finocchio, per me, é diventato il profumo che caratterizza questa regione di Spagna.
Proseguendo nel mio cammino, che poi ha preso altre vie, ho notato che il finocchio selvatico era presente praticamente fino a Santiago ma, per me, resta il profumo della Navarra.

In Galizia, invece, il sentiero é caratterizzato, più che da un profumo, da un sapore: quello delle more selvatiche. Ne ho mangiate come non mai in vita mia, grandi come ciliegie e dolcissime; crescevano sui rovi presenti lungo tutto il cammino e, dove non c'erano rovi, c'erano piante di finocchio selvatico!

Io e i miei compagni di viaggio ci trovavamo spesso le mani talmente sporche di succo di more da sembrare sanguinanti.
Il "valore" che hanno le more é in metro importante per valutare nella qualità del Cammino che si sta affrontando. Centinaia di persone passano ogni giorno per questa strada, ma poche hanno "tempo da perdere" per fermarsi e godersi questo frutto. Arrivare fino in Galizia e non capire che una delle più grandi ricchezze del cammino sta nel POTERSI REGALARE DEL TEMPO, significa, secondo me, aver perso una grande opportunità. Ed é il sapore delle more che ti fa realizzare di aver guadagnato tanto grazie al Cammino.



Le scoperte del Cammino.
Ponte medievale sul Rio Salado
Son pochi i pellegrini che si mettono in marcia verso Santiago senza aver prima consultato qualche guida, ed io non sono tra questi. La guida che avevo con me era ricca di interessanti collegamenti al Codex Callixti, testo medievale considerato la prima vera guida del cammino.
Leggendo ho scoperto che un ponte medievale, come tanti sul cammino, permette da millenni di attraversare un fiume chiamato 'Rio Salado'. Secondo il testo medievale nessun pellegrino avrebbe dovuto far abbeverare il suo cavallo in queste acque poiché velenose, il cavallo sarebbe morto.
Il "Rio Salado" si trova in Navarra e, come tutti i corsi d'acqua in questa regione, in estate ha ancora una portata d'acqua abbondante. Seduto sul ponte stavo facendo colazione, solo. Il posto era perfetto, c'era silenzio se non il rumore del fiume, dolci colline piene di vegetazione e l'emozione di arrivare a Pamplona in giornata. Stavo lì e mi chiedevo "Rio Salado"... perché? Non avevo intenzione di assaggiare l'acqua del fiume per sincerarmi del fatto che fosse salata. finché non mi sono accorto di strati bianchi tra le rocce di tonalità rossa, marrone e beige che affioravano vicino al greto del fiume. Ho "assaggiato" queste rocce scoprendole salate, probabilmente si tratta di antichi sedimenti di  salgemma alternati alla classica roccia e che, essendo attraversati dal fiume, mandano in soluzione il classico sale rendendo l'acqua salata. Non sono sicuro che le acque del fiume siano velenose tanto da uccidere i cavalli, ma almeno ho scoperto il perché del nome del Rio Salado, nome già attribuitogli nel Medioevo.

...continuerà...

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