Lunga é la strada che porta a Santiago.

Lunga é la strada che porta a Santiago.


Ho già avuto modo di scrivere che il Cammino per Santiago non è altro che un sentiero tabellato, dove è impossibile perdersi.
I contenuti del proprio viaggio ognuno li trova per sè,  c’è chi rimarrà stupito dalle splendide chiese sul percorso, chi dai paesaggi, chi dall’aurea mistica che vi si può ancora trovare. 



Ma sono le persone che  portano dietro tutti questi sogni, tutte queste energie positive. 



Ed è proprio grazie a queste energie che esce fuori l’ Uomo, l’essere vivente dotato di una sensibilità spiccata.
Ed allora ogni incontro diventa un’esperienza.
Ogni esperienza è diversa dalle altre. Ed ecco che il cammino si riempie di colori, fuori e dentro ogni pellegrino.





Ed è incontestabile, il cammino è costellato di Persone, persone che condizionano ogni giorno speso sul Cammino, in un modo o nell’altro.



Ovviamente ci sono anche delle eccezioni, ma ne parlerò più avanti.
Per primi vengono loro, gli infaticabili “pellegrini”. Già ho raccontato quanto sia difficile trovare il pellegrino “puro” o, almeno, così come lo vedo io. Ma ora mi serve considerare tutti pellegrini e di parlare di ognunoi di loro. 
Parto quindi dal presupposto che ogni persona che si mette sulla via di Santiago sia da considerarsi un pellegrino, compreso me.
Di sicuro capiterà di incontrare i Pellegrini “sportivi”, che intraprendono il cammino con agonismo, contro se stessi o contro altri sportivi.
Tentano di arrivare per primi e nel minor tempo possibile a fine tappa, perché il loro cammino è rigido e va rispettato "alla lettera". Durante la mia esperienza ho incontrato un pellegrino belga che faceva il cammino correndo, due tappe alla volta...
Ci sono, ovviamente, anche i pellegrini “religiosi”. Non tantissimi, almeno nei periodi di massimo affollamento. Per questi l’aspetto mistico del cammino è fondamentale e non perdono occasione per entrare in una chiesa e pregare. 
A fine preghiera richiedono il famoso “Sello” (il timbro da apporre sulla credencial che attesta il passaggio per un luogo).

La spinta che li fa arrivare a Santiago è spesso profonda e non ho dubbi che arrivino in fondo molto stanchi, ma anche molto arricchiti; quasi mai pentiti di questa esperienza.

Ci sono i pellegrini “spirituali”, che trattengono il fiato per lo stupore, tanto di fronte ad un panorama spettacolare che ad un crocifisso medievale (Puente la Reina). Considerano queste “scoperte” come veri e propri doni del cielo, del fato… soprattutto doni che si trovano solo sulla via di Santiago.
E’ possibile incontrare anche qualche Pellegrino, quelli che conoscono così bene il cammino per averlo già percorso. La motivazione che li rimette sulla strada è il bisogno di ritrovarsi ancora una volta, perché così è stato , in modi sempre diversi, anche le altre volte. Ne hanno bisogno, vengono qui a rigenerarsi.
Avendo avuto il privilegio di incontrarne un paio, e di averci parlato, ho avuto l’impressione che non fossero loro a conoscere il cammino, come sarebbe lecito pensare; piuttosto è il cammino che conosce loro.
Per quanto diversi fossero l’uno dall’altro, il cammino tirava fuori la loro parte migliore. Il loro pellegrinare era dato dalla loro persistenza nel mettersi in marcia.
Ci sono, poi, tutti i pellegrini che ho conosciuto nel mio Viaggio:
C’è Benito, di cui ho sempre parlato, nei racconti precedenti, nelle lettere inviate a casa.
Nei giorni in cui ho camminato con lui è diventato la mia guida, fino a rimanere l’unica. Le sue parole hanno cambiato non poco il modo di vivere la mia esperienza e, riconosco, che senza di lui non avrebbe avuto lo stesso senso.
 
C’erano, poi Lorenzo e Freddy. Due pellegrini Italiani a cui devo molto perché ci ho condiviso tutto il mio cammino.
Io, che ero fuggito dal Cammino francese (anche) perché pieno di Italiani, mi sono ritrovato a camminare proprio con loro due! Uno scherzo del destino, ma un privilegio unico.
Lorenzo e Freddy, due persone che, a modo loro, non si sono mai fermate e che, ne sono certo, non si fermeranno mai; la terra che calpestano ogni giorno è la naturale prosecuzione delle loro gambe.

C'erano poi Eladio e Armando, gli spagnoli di Avila.
C'erano Elena, incontrata a La Espina, e Claudia a Tineo. Con loro ci siamo incorociati poer strada, abbiamo cenato insieme e ci siamo ritrovati a Santiago. P.S.: sarei venuto a cena con voi, ma alle 19.30 ero ancora in fila per la Compostela.
Ho passato una bella serata con Serena e Chris (coreano) a Torres del Rio.
Poi... Alejandro e Antonio, i due spagnoli di Extremadura con cui mi sono ritrovato spesso insieme a fine giornata..
Antonio, portoghese di Braga. Anche lui presenza fissa da La Mesa in poi.
Marco e Benedetto, due fratelli che portavano l'antica lingua romana in giro per la Spagna.


E Valter? Diventato un mito per tutti quelli che si sono trovati a camminare con lui. Con un passo lentissimo é riuscito ad arrivare sempre in fondo alla sua tappa trovando sempre un posto per dormire. E' arrivato a Santiago un giorno prima di me ed alla domanda <<Valter, domani parti con noi per Finisterre?>> ha risposto:
 <<Tu non hai capito, per me é già un miracolo essere arrivato fin quì, figurati se arrivo a Finisterre!!!>>. 
Poi, invece, é andato. L'ho visto sulle foto. Grande Valter.
C’era poi “l’olandesina volante”, di cui non ricordo il nome.
Mi dilungo un po’ su di lei perché fa parte di una categoria di pellegrini di cui non ho parlato: quelli che si rompono le scatole e vogliono tornare a casa prima possibile dopo essere passati per Santiago solo per ritirare la Compostela (la pergamena che attesta l’avvenuto cammino).
Ce ne sono molti, non credete. Ti accorgi che c’è gente che non vedi mai sulla strada, ma vedi solo negli albergue e spesso sono i primi ad arrivare. Questi sono i “pellegrini ALSA”, appellativo che deriva dal nome della compagnia di autobus che fa servizio tra i paesi del cammino.
Non l’olandesina, però. Lei era sempre "in pista", ma è stata l’unica che candidamente mi ha confessato di essersi stancata di camminare ogni giorno, di rifare lo zaino, lavare e stendere i vestiti… 
Voleva solo tornare a casa il prima possibile e andarsene qualche giorno al mare. 
Questo tipo di pellegrini non rimetterà più piede sul Cammino, almeno per molto tempo.

Poi ci sono tutta un’altra serie di personaggi... 


Quelli che in maniera non ufficiale, ma a pieno titolo, “dirigono” il Cammino. Sono i gestori degli Albergue, degli albergue pubblici, però. Quelli in cui lo scopo primario non è il profitto bensì l’assistenza ai pellegrini.

Il personale che li gestisce è composto da una miriade di figure diverse. Dal dipendente comunale, tra le cui mansioni rientra la gestione di questi locali, alle associazioni di volontariato (di tutto il mondo) che prendono in gestione queste strutture ed alternano volontari della loro associazione durante tutto il periodo in cui gli albergue funzionano (la maggior parte apre verso aprile per chiudere tra ottobre e novembre).
Mi hanno raccontato di un albergue gestito da coreani, credo si trovi nel cammino del Salvador, tra Madrid e Oviedo.
Dei  tedeschi gestiscono in maniera impeccabile l’albergue di Roncisvalle, tedeschi a cui, spesso, sembra mancare solo l’uniforme, ma l’albergue è unanimemente riconosciuto come uno dei migliori di Spagna.

Altre strutture si avvalgono del lavoro di persone che altrimenti sarebbero disoccupate o che, per qualche limite, non riescono a trovare lavoro. Mi viene in mente l’albergue di Pamplona (quello nei pressi della cattedrale), un altro splendido albergue gestito da una cooperativa di questo genere.
Il comune denominatore di queste strutture è l’accoglienza dei pellegrini (certificati dalla credencial); per la modica somma di 5/6€ (raramente il prezzo è più alto) mettono a disposizione un letto con materasso (spesso a castello. Non a Roncisvalle, per esempio), un cuscino ed un bagno pulito e funzionante.

Queste strutture su cui si regge tutta l’ “economia” del cammino hanno delle regole: quelle del buon senso e della buona educazione (che dovrebbero valere dappertutto) ed altre regole tipo gli orari ferrei ai quali bisogna coricarsi e bisogna abbandonare la struttura la mattina seguente. Orari imposti per consentire a tutti di riposare e al personale di pulire per una nuova ondata di pellegrini che arriverà già dalla prime ore del pomeriggio.
Per quanto riguarda il buonsenso di ognuno mi piace citare una scritta che ho trovato nei bagni dell’albergue di Tineo: “Dopo di te viene un altro pellegrino e dopo quel pellegrino vieni sempre tu”.

Gli altri personaggi su cui è bello spendere due righe sono gli stessi abitanti del cammino, persone per cui i pellegrini fanno parte di ogni giornata, almeno nella stagione migliore.

Non è raro che ad un saluto scambiato, si inizi un discorso sulle nostre origini, sugli aneddoti che quel paese custodisce, sulle storie del Cammino. Lo posso dire per esserci passato personalmente. Un giorno un signore mi ha portato a fare la spesa con sè, chiedendomi dell’Italia (dove aveva lavorato qualche anno in gioventù), presentandomi alla commessa del negozio e raccomandandomi di prendere alcune cose rispetto ad altre. Alcune perché tipiche (affettati) altre perché più buone (formaggi).
Ho speso mezz’ora del mio tempo con gente del posto, ma ho guadagnato una giornata memorabile. Il cammino ti ricompensa tanto se ti accontenti di cose così semplici.

In un altro paese l’anziana signora che gestiva il piccolo e unico emporio, dispiaciuta per aver finito l’insalata che chiedevamo, ce ne ha regalata un cesto direttamente dal suo orto. Non prima di aver eliminato le foglie esteriori per darle ai suoi maiali.


ED INFINE SANTIAGO

Arrivando per la seconda volta a Santiago la sensazione che si prova è difficile da definire, nonostante la città sia splendida...

<<Stranamente, sebbene costituisca il termine del Cammino, non sembra appartenergli. Giorno dopo giorno, il camminatore ha imparato a conoscere il suo vecchio amico Cammino. Sa che è umile, discreto, incalzato dal mondo moderno. Non <<se la tira>>: passando, accarezza vecchie case sbilenche, scende per i pendii tirandosi dietro la sua parte di fango. Il Cammino non ha orgoglio, soltanto fierezza, non ha presunzione, soltanto memoria. E' angusto, tortuoso e perseverante, come una vita umana. La piazza d'Obradoiro con cui esso si conclude, invece, è un posto tronfio di potenza, fastoso e costruito per impressionare.>>

<<Perché hai cambiato cammino?>>
E' la domanda che mi viene posta spesso quando racconto la mia esperienza.
Perché il Cammino che tutti conoscono é quello Francese, spesso considerato l'unico esistente e i motivi sono molti. Film (The Way...) Libri (anch'io, tra gli altri, ho letto "Il Cammino per Santiago" di Coelho). Non ultima la "sponsorizzazione" che ne fece Papa Giovanni Paolo II negli anni '80.

A tutt'oggi, soprattutto tra luglio e settembre, il Cammino viene spesso considerato una "vacanza alternativa", ed io mi sono trovato lì proprio in quel periodo.
In effetti il Cammino Francese é il più mistico, probabilmente é quello che nel 1214 percorse San Francesco (di cui ricorreva l'800° anniversario proprio nel 2014). Paesi spettacolari come la stessa Saint Jean Pied-de-Port, Roncisvalle, Larrasoana, Cirauqui, Estrella, Torres del Rio. Città come Pamplona, Logroño, solo per citare posti che ho visto.
Ma anche posti che ho solo sognoato come Burgos, Leon, Ponferrada, O Cebreiro, Castrojeriz...
Poi ho deciso di cambiare, perché?
A questa domanda la prima cosa che rispondo é che nel periodo in cui stavo sul Cammino c'era un inflazione di italiani. Me lo aspettavo, come me molti hanno le ferie tra luglio ed agosto.
Come aneddoto racconto di quando ho dormito ad Estella, l'albergue avrà avuto un centinaio di posti letto e 80 erano occupati da italiani. Quella sera hanno proposto anche una cena italiana a base di pasta e non so che altro.
Io ho preferito non partecipare, me ne sono andato in giro per il paese (iniziava proprio quel giorno la settimana di festa) cenando con un panino su una piazza dove erano stati organizzati degli spettacoli.
Di li a due giorni sarei arrivato a Logroño, due giorni in cui avrei ragionato sulla possibilità di cambiare Cammino.
Su cosa avrei dovuto ragionare? ... Sugli italiani che riempivano il cammino, certo...
A favore del cambio di sentiero (non di Cammino, sia ben inteso) c'era la prospettiva presentata da Benito di iniziare un'avventura senza averne la minima conoscenza, ma iniziare a scoprirla solo camminando. Un viaggio senza guida, l'incognita che si rivela solo dopo la fatica di un lungo viaggio che si rinnova ogni giorno. Una prospettiva che non mi sarei mai immaginato di dover affrontare prima di partire. Ma questa é la vita, il Cammino é la vita proprio perché é vivo.

A pesare sul cambio c'erano 12 anni di sogni fatti sul "Francese", paesi che avrei voluto vedere; avrei dovuto abbandonare un percorso pianificato e, se non avessi incontrato Benito, che avrei rispettato alla lettera, magari dispiacendomi se non ci fossi riuscito fino in fondo.

Un altro fattore a favore del cambio era che avrei rispariato qualche giorno di ferie da spendere con la mia famiglia, proprio perché, come ho già detto, il Cammino é la vita, il Cammino é lo stesso specchio di fronte a cui ci confrontiamo.

Camminavo con mille idee e domande in testa, avvicinandomi a Logorno. Poco dopo essere partito da Cirauqui, mentre percorrevo un tratto dell'originale Calzada Romana, una scritta quasi nascosta mi ha colpito come un pugno in faccia. Diceva "SORRIDI"; confesso che mi sono scese due lacrime e, dapprima un sorriso poi una risata, mi si sono aperte in faccia. Lì ho deciso, arrivato a Logroño avrei preso l'autobus per Oviedo.

  








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