L'Aragona
è una delle regioni che stanno un po' ai margini, non è la Catalunia di
Barcellona, l'Andalusia di Siviglia, Cordoba e Granada. Non è la
Castiglia con Salamanca o Madrid, la capitale.
Ancor
prima l'Aragona era un governo indipendente che, a partire dal 1035, si
espanse fino ad annettere l'attuale Catalunia, le isole Baleari,
Valencia, la Sicilia, Napoli e la Sardegna. In alcuni periodi il regno
si estendeva fino in Provenza, Linguadoca e perfino Atene.
Saragozza è il capoluogo della provincia aragonese; una città non troppo conosciuta e, nonostante lo sviluppo industriale e il recente Expo (svoltosi nel 2008) che l'hanno resa una città moderna e appetibile al turismo, vanta comunque un passato importante.
Fu fondata dai romani nel 25 a.c. con il nome di Cesaraugusta (da cui deriva il nome Saragozza) ed in breve tempo diventò una città prospera e molto abitata. Di importanza strategica fu il commercio sviluppato grazie al Rio Ebro, fiume tra i più grandi di Spagna e navigabile fino allo sbocco nel Mediterraneo che le permise costanti ed abbondanti scambi con il resto dell'impero.
In
pieno centro si possono visitare interessanti musei che riguardano
Cesaraugusta. Il punto di partenza credo debba essere il Museo del Foro
Romano, i cui scavi si trovano ad alcuni metri sotto il livello della
Plaza de la Seo, in pieno centro.
L'edificio
del museo occupa una parte dell'enorme piazza, la sua imponente mole
oscura, in parte, la facciata della Cattedrale del Salvatore (la Seo,
appunto), ma questo non toglie nulla al fascino della piazza. La
struttura, anzi, pone l'accento sulla Storia della città presentandosi
come un cuneo di alabastro bianco a sfumature rosso scuro e che segna il
punto in cui si trovava l'antico foro romano.
Nel
museo è messo in evidenza il geniale sistema di canalizzazione
dell'acqua piovana che, mediante canali comunicanti, veniva riversata
nel fiume. Subito nelle vicinanze del foro erano ricavate diverse
strutture commerciali per la vendita delle mercanzie che risalivano dal
Mediterraneo fino a Cesaraugusta.
Nonostante
tutto, il pezzo forte del museo è un interessante filmato con efficaci
ricostruzioni della città e del foro così come si presentava più di
duemila anni fa.
A
poca distanza del Museo del Foro si trova il piccolo Museo del porto
fluviale, vero fulcro dei commerci della città, e, poco più distante, il
bel Museo del Teatro Romano. I plastici e le parti restaurate rendono
l'idea di che tipo di struttura fosse il teatro, capace di contenere
diverse migliaia di persone sui tre ordini di spalti di cui disponeva.
I
resti romani sparsi nella città sono poca cosa rispetto a molte città
italiane, ma il modo in cui vengono valorizzati, mediante musei, mostre e
proiezione di materiale audiovisivo, li rendono un'attrazione degna di
visita.
Sotto la dominazione araba, Saragozza fu uno degli avamposti al confine
del regno di Al-Andaluz. Tale dominio durò fino al 1118 quando cadde
nelle mani di Alfonso I che ne fece la capitale del nuovo regno di
Aragona, regno in rapida espansione.
Di
epoca araba è rimasto un interessante palazzo a poca distanza dal
centro. Si tratta dell'Aljaferìa, residenza di piacere per i governanti
mussulmani della regione.
La
costruzione è datata intorno al XI secolo e nel XII secolo, dopo che
era iniziata la Reconquista, venne ampliata anche da Ferdinando ed
Isabella che la utilizzarono come reggia.
Il
palazzo dell'Aljaferìa è stato ristrutturato nella seconda metà del XX
secolo ed in gran parte ricostruito viste le penose condizioni in cui si
trovava ed i saccheggi subiti nel corso dei secoli.
Il
patio centrale è decorato con elaborati archi in gesso che dimostrano
ancora una volta l'amore degli architetti arabi per le geometrie.
Di
originale è rimasto ben poco, ma l'Aljaferìa è comunque il miglior
esempio di arte islamica in Spagna al di fuori dell'Andalusia.
In
tempi più recenti, dopo la Reconquista, Saragozza si sviluppò intorno
al vecchio insediamento. Il centro è tutto arroccato a sud di Plaza de
la Seo, dominata dalla cattedrale del Pilar. Qui, secondo la leggenda,
San Giacomo ebbe la visione della Madonna sopra una colonna, un pilar
appunto; il pilastro dell'apparizione viene oggi venerato dai pellegrini
e dai devoti nella Capilla Santa.
Tutta
la basilica è un complicato insieme di decorazioni barocche che rendono
l'insieme un po' pesante, cupo per alcuni. Quello che più colpisce,
oltre la Capilla Santa stipata di devoti alla Madonna del Pilar, è
l'elaborata pala d'altare in alabastro bianco, un vero capolavoro.
Dall'esterno
la basilica ha un aspetto imponente, ma nello stesso tempo "leggero"
grazie a 4 altissimi campanili che la slanciano verso l'alto e 7 cupole
che le danno un aspetto "orientale". Il profilo è inconfondibile da
qualunque punto della città.
Sulla stessa bellissima
piazza, semi-nascosto dal Museo del Foro Romano, trova posto anche la
cattedrale del Salvatore, la Seo. Questa cattedrale fu costruita tra il
XII e il XVII secolo, tutto il tempo trascorso ha fatto sì che diversi
stili si alternassero durante la costruzione, dal romanico al gotico
fino al barocco.
La
facciata che dà sulla piazza è un bellissimo esempio di barocco, ma il
lato opposto si presenta con la tipica architettura mudejar (ne parlerò
più avanti), un' alternanza di mattoni rossi e piastrelle colorate a
formare delle decorazioni molto elaborate.
Anche l'interno
è spettacolare, numerose cappelle decorate con gli stili più diversi
compongono un insieme che ne fanno la vera cattedrale di Saragozza.
Un
po' fuori dal centro si trova la zona dell'Expo 2008, arrivarci dal
centro è una bella camminata, ma ne vale la pena. Il percorso è
facilitato da piste riservate a pedoni e ciclisti; queste piste sono
sviluppate in gran parte del centro storico, ma si spingono anche più
lontano. L'"anello verde" è un progetto di miglioramento dell'area
urbana in cui vengono piantati alberi autoctoni ed i vari percorsi sono
attrezzati per fare sport e passeggiate in un ambiente "verde".
Tutta
la zona che costeggia il Rio Ebro e che conduce all'area Expo è stata
riqualificata in questo senso; il percorso è affollato di ciclisti e
podisti, ma anche canoe e kayak che salgono e scendono dal Ebro.
Arrivare
alla zona dell'Expo dà la stessa sensazione che una trasmissione tenta
di riprodurre sullo schermo. Come sarà la terra dopo che l'uomo si sarà
estinto. Qui siamo a "un anno dopo la scomparsa dell'uomo". Il paesaggio
è surreale, diverse strutture con architetture innovative, colorazioni
pastello che conferiscono luminosità alla zona. Grandi piazze con
fontane e strutture ombreggianti…. tutto lasciato al giudizio del tempo
che scorre. Zone verdi incolte, aree transennate per parti danneggiate e
pochi edifici ancora attivi o riadattati ad altri usi.
Ancora
attivo è l'acquario, si tratta di un enorme edificio che riproduce vari
habitat di flora e fauna fluviale. Dal Mekong al Rio delle Amazzoni,
dal Mississipi al… Rio Ebro. Bellissima la vasca che ospita enormi
Arapaima, pesci tipici del sud America ed a rischio estinzione per la
prelibatezza della carne.
Ci
sono poche eccezioni oltre i pesci fluviali, tra queste una coppia di
pesci pagliaccio (con il loro anemone) e un pesce chirurgo a riformare
il trio del film "alla ricerca di Nemo". Il piccolo Nemo, suo padre e
Dori.
Per
il resto Saragozza è una città molto tranquilla, ne sono testimonianza
le migliaia di persone che affollano il centro nelle ore serali e che si
concentrano nella zona di "el tubo" per gran parte della notte.
El
tubo è in intricato labirinto di viuzze e vicoli a ridosso del centro e
che è animato da centinaia di locali in cui si possono gustare tapas
elaborate e bere vino, sangria o birra.
La
tradizione delle tapas è molto viva tanto che è stato istituito un
concorso in cui vengono premiati i migliori locali al riguardo. Per
quanto mi riguarda ho provato moltissimi tipi diversi di tapas e,
onestamente, non saprei scegliere il migliore; tutti molto particolari
e, a volte, saporiti.
Anche per quanto riguarda i ristoranti, la
città non si fa mancare nulla. Ovviamente prevalgono quelli che fanno
cucina spagnola, aragonese soprattutto. Il piatto tipico della regione
sono le "migas", si tratta di mollica di pane cucinata con uova,
prosciutto e spezie ma, anche per questo piatto, esistono molte
varianti.
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